venerdì 4 dicembre 2009

Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Cav. Silvio Berlusconi

E' da un sacco che non aggiorno il blog, nel frattempo sono successe un po' di cose. Alcune belle, alcune meno. Una delle cose che ho fatto è stata scrivere questa lettera, che posto con la speranza, come sostiene Kurt Vonnegut, che "alla fine la gentilezza vince".

Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri

Cav. Silvio Berlusconi,


innanzitutto desidero esprimerle la mia ammirazione per le sue numerose doti, indubbie, nei più svariati campi. Ha infatti dimostrato nel tempo grandi capacità, sia come imprenditore sia come Presidente del Milan, oltre che come comunicatore e uomo di spettacolo. Senza dimenticare i Suoi meriti per aver riformato la politica italiana, anzi averla ricreata dalle ceneri di Mani Pulite, in un momento storico e sociale pervaso dal qualunquismo e dalla disaffezione ai partiti.

La sua “discesa in campo” ha dato una spinta al Paese intero, sia a destra sia a sinistra, per uscire dal pantano in cui si trovava. E' un dato di fatto che con le Sue azioni e con le Sue parole ha influito radicalmente sull'Italia degli ultimi quindici anni, come pure sull'immagine dell'Italia all'estero.

E' proprio per questa sua enorme influenza che Le chiedo, nell'interesse della nostra Nazione, di dare le dimissioni dall'incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri e di ritirarsi definitivamente dalla politica attiva.

Ciò aiuterebbe l'Italia a migliorare la considerazione che il resto del mondo ne ha, e permetterebbe ad un governo futuro di attuare le necessarie misure per uscire da questa crisi che è sì globale, ma necessita di interventi particolari in ogni singola Nazione. Interventi che, a mio avviso, difficilmente potranno essere presi sotto al Suo governo, vista l'enorme influenza (attualmente non positiva) che la Sua persona esercita sui media e sulla vita politica tutta.

Ne parlavo giusto oggi pomeriggio con un collega, Fabrizio Peirano, uomo di grande apertura mentale e dai molti interessi, che si diceva d'accordo con me nel chiederle gentilmente di lasciare che l'Italia risolva i propri problemi da sé, con le proprie forze.

Comprendo il Suo disappunto per questa mia richiesta, come capisco il Suo sentirsi perseguitato da ogni parte, è tipico dell'italiano: anche la persona più onesta di questa bella penisola, di fronte alla giustizia, non si sente del tutto tranquilla. Siamo gente che quando viene fermata ai posti di blocco un po' di paura, seppur ingiustificata, ce l'ha comunque.

Credo però che potrà trovare un modo per risolvere i suoi problemi anche abbandonando il potere esecutivo, da uomo di grande ingegno quale Lei è.

Le chiedo quindi di mettersi una mano sul cuore e di fare quello che è meglio per il Suo Paese, per il nostro Paese, e di godersi il meritato riposo dopo anni di attività.


Cordialmente,

Francesco Vico

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